Forme della misericordia

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di

Claudio Comandini

Data di Pubblicazione

13 maggio 2018

Storia e significato di un pugnale e di un sentimento che sapevano toccare il cuore.

La Misericordia è un pugnale o daga corta simile allo stiletto e al quadrello, usato specialmente dal sec. XV al sec. XVII. Portata bassa sul fianco sinistro, era utilizzata per terminare l’avversario o anche il compagno a fine battaglia, quando tra i feriti rimasti sul terreno occorreva decidere quali non fossero in grado di sopravvivere. Con lama a doppio filo rigida e sottile, triangolare o a sezione di losanga, lunga circa trenta centimetri e raramente più larga di un dito, era considerata tra le produzioni piu tipiche degli armaioli di Albacete. La struttura permetteva di penetrare attraverso gli spazi scoperti di visiere, armature e corazze, in modo da onorare i doveri cavallereschi fino al punto di donare la morte agli inguaribili. Esemplari di alto pregio potevano essere incisi con versetti biblici.

La misericordia è un sentimento generato dalla compassione per la miseria altrui. Il termine deriva dal latino misericors (genitivo misericordis), quindi da misereor (ho pietà) e cor-cordis (cuore). In ebraico il suo nome è Chesed e ha radici nell’alleanza tra due parti e nella conseguente solidarietà di una verso quella in difficoltà; nella Cabala è la quarta delle Sephirot sull’Albero della Vita e rappresenta la forza maschile che ordina le cose e le edifica. Perdona ogni colpa e contribuisce a riparare il mondo. È il Padre che protegge il Figlio. Quale virtù morale è tenuta in grande considerazione dall’etica cristiana concretizzandosi in atti di soccorso e opere di pietà. Nel Corano Rahmân indica in modo esclusivo Dio quale «misericordia», Rahîm come colui che la compie. Il cuore si fa senziente.

Nel Nuovo Testamento il suo significato si sviluppa in rapporto al greco e si usano diverse parole per definirlo. Eleos indica un sentimento di intima commozione che è il contrario dell’invidia per la fortuna del prossimo. Dove in Aristotele il timore e la compassione della tragedia greca permettono la catarsi e quindi la purificazione, nei Vangeli la richiesta di essere misericordiosi trova sviluppo nella parabola del Buon Samaritano (Luca 10:37). Un altro termine è oiktirmòs, sentimento di compassione di fronte alle sventure altrui, esemplificato in «Dio Padre della Misericordia» (II Corinti 1:3). A detta del sufi ibn Arabi è proprio la misericordia, capacità di comprendere tutte le cose, causa dell’universalità di Dio. Nella Firenze del XIII sec. il concetto trova impiego come nome per un ente assistenziale.

A partire dal sec. XVII, lo sviluppo nell’iconografia della Madonna della Misericordia è legato sopratutto all’opera del cistercense San Bernardino, e fa riferimento all’antifona Sub tuum presidium, la più antica preghiera dedicata a Maria per la quale chi è sottoposto alla prova chiede di essere liberato «a periculis». Rappresentata in piedi, nell’atto di custodire quale Genitrice della Chiesa sotto al proprio mantello il popolo di Dio, l’immagine si ricollega al retaggio medievale della protezione del mantello che le nobildonne potevano concedere ai perseguitati. Tale difesa consisteva per l’appunto nell’offrire un riparo simbolico sotto il proprio mantello, considerato inviolabile. Di stoffa o di acciaio, la “misericordia” sapeva sempre toccare il cuore - poi, cadde in disuso.